di Susanna Labirinto
Ricordo le mie due nonne, dopo gli 80 anni, molto diverse tra loro. Fragili entrambe, spaventate della propria fragilità. Pina e Paola. L’una, però, è diventata ossessiva: vedeva nemici, temeva di essere trascurata dai suoi figli, si sentiva minacciata e questo la rendeva dura con tutti, preventivamente. L’altra – perfino nei giorni deliranti precedenti alla morte – riusciva sempre a relativizzare tutto, niente era importante in sé. E quindi nessuno aveva vera colpa di quanto stava accadendo. Aveva un modo gentile di accettare la vita. Se raccontava una sofferenza era solo per descriverla, per condividerla, mai per incolpare qualcuno.
Passate per la guerra, l’una mi ha confessato che l’unico peccato che non era mai riuscita a dire a un prete era l’odio per gli ungheresi. Lei non sapeva nemmeno dove fosse, l’Ungheria. Ma le avevano detto che gli ungheresi erano cattivi e lei ci aveva creduto. Poi erano arrivati e lei aveva dovuto obbedire ai fucili. Mostri. A guerra finita un prete le aveva detto che doveva perdonare tutti, ma per lei questo era impossibile. Ricordo i suoi ultimi giorni. A volte capiva che non era lucida e si vergognava di ciò che aveva appena fatto. Altre volte invece la sua testa le diceva che io ero un problema per lei. Tutti mi hanno sempre detto che le assomigliavo tantissimo. Che delusione, per una sarta sempre composta ed elegante, una nipote trasandata, sempre con quei pantalonacci e quelle magliettacce… Eppure non la ricordo con rancore: aveva un’idea di me e si arrabbiava perché ero diversa. Era dura come una tedesca – così dicevano di lei – e io mi arrabbiavo a mia volta, ma non mi sentivo autorizzata a trasgredire dalla distanza che c’era: lei vecchia, io nuova.
L’altra è il mio mito, il mio guru, il mio riferimento: un inno alla tolleranza con l’anno di nascita nel 1905. Più fresca di tanti adulti, che erano molto più vecchi di lei. Suo figlio, ad esempio.
Ora che i miei genitori hanno l’età che associo agli ultimi anni di una vita – così è stato, per entrambe le mie nonne; i miei nonni erano morti molto, molto prima – faccio fatica a capire. Li vedo fragili, nelle loro pur diverse incapacità. Mia madre non ha niente di sua madre. Non è dura: è morbida. Incazzosa, ma poi morbida di nuovo. Mio padre invece è ambivalente. Ecco: questo è stato sempre il suo potere. Se fosse stato «duro come un tedesco» lo avrei esorcizzato. Lui vuole e poi censura, desidera ma giudica, beve caffè solo se deve, chiede continuamente se disturba, ma vorrebbe avere tutta l’attenzione per sé. Legge tutto il giorno perché non ha il coraggio di avere un amico. Studia come se fosse importante, ma si sente inutile. Vuole essere buono, poi ti butta là una frase che diventa un guinzaglio, un cappio al collo, una corda che ti lega perché ti convince che ne ha bisogno lui, povero vecchio.
Oggi ha fatto uno – l’ennesimo – dei suoi «bilanci». Si mette là a chiedermi di me, del lavoro, dei miei figli come se fosse interessato. Mette a disposizione il suo conto in banca, da cui posso prelevare quando voglio, ricordandomi che essere messo al corrente di quello che succede a me e ai miei figli è l’unica cosa che lui chiede in cambio: partecipare della mia vita, vivere dei miei racconti, che poi sono quasi soltanto successi. I fallimenti, i dolori, il tumore, la separazione, la rabbia, le incomprensioni, tutte le cose che mi hanno ferito: su questo scende il silenzio. Non è mai accaduto. Io, che dei suoi soldi ho bisogno, ho passato anni a sperare di non dovergli niente per potergli sputare tutto il mio male, fino a fargli venire un infarto.
Oggi no: io sono diversa da lui, non calpesto i sentimenti suoi perché ho imparato a dar valore alla fragilità, a rispettarla, a prendermene cura. Se uno è debole, io fiuto il suo sangue infetto e non butto sale. Lui, però, riesce a dire quella frase che mi fa capire che mentre chiede scusa per la sua fragilità rivendica la sua forza. Di nuovo l’ambivalenza, che mi frega. Deciditi: sei onnipotente o rimbambito? Mi aiuti perché vuoi qualcosa in cambio o sei generoso? Vuoi essere ossequiato oppure magnanimo? Non puoi essere carnefice e prete.