di Rosilia Cenaci
Quasi 52. Come sintetizzarli? Così: il mio abbastanza non è mai abbastanza.
Non è stato abbastanza il mio 108. Tutti felici, ma poi a qualcuno è stato presentato come 110. Forse non era abbastanza per renderli felici.
Come moglie forse non sono stata abbastanza presente, ho dato priorità al mio dolore. Non ho compreso abbastanza quando dovevo esserci e quando c’ero troppo. Non sono riuscita a essere abbastanza leggera.
Come sorella non sono riuscita a essere abbastanza rassicurante e in grado di ascoltare, ho giudicato.
Come zia non sono stata abbastanza presente. Sono stata assente.
Come lavoratrice non sono stata abbastanza coraggiosa. Ho lasciato andare.
Come responsabile di un ufficio non sono stata abbastanza capace di ottenere il giusto compenso commisurato alle energie impiegate. Sempre ultima nelle classifiche dei compensi assegnati.
Come madre, mai abbastanza serena, equilibrata, rassicurante, presente, definita, chiara, preparata, felice.
Ora provo a pensare dove sono abbastanza. E non mi sento abbastanza mai, forse a volte mi avvicino a esserlo quando «sento» l’altro, ma poi l’elefante calpesta ogni cosa. E torno a non essere abbastanza. L’azione, la parola, l’immobilità, l’assenza fanno dissolvere ogni possibilità. Il mio abbastanza torna a non essere abbastanza.